SANTA GIUSTINA. Nel mirino finiscono le
modalità con cui in questi anni il Comune di Santa Giustina ha gestito
le ripetute sollecitazioni giunte sugli impianti del Maserot dal
Comitato di cittadini che ha il referente in Michele Dalla Sega, nonché i
rapporti che lo stesso Comune intrattiene con Dolomiti Ambiente in
merito agli odori emessi dall’impianto e dallo sversamento del compost
soprattutto sui terreni agricoli comunali, e in quelli dei comuni
limitrofi. Ed è lo stesso Michele Dalla Sega a reiterare le perplessità
comitato, anche alla luce dell’indagine in corso da parte della
Forestale sullo smaltimento dei rifiuti organici urbani.
«Nel
tempo», afferma Dalla Sega, «i cittadini hanno segnalato più volte
verbalmente all’amministrazione le anomalie legate al funzionamento
dell’impianto di smaltimento rifiuti del Maserot. L’assessore Viecili ha
successivamente comunicato che sarebbe stata coinvolta una ditta del
trevigiano garantendo così uno stoccaggio limitato. Rimangono le
perplessità legate alle varie bonifiche effettuate sui liquami,
considerando che il sito si trova su un terreno ghiaioso adiacente al
torrente Cordevole con pericolosità idraulica riconosciute dal Piano di
Bacino».
A dicembre 2014 è stata fatta una segnalazione scritta al
sindaco e all’Ufficio ambiente del Comune di Santa Giustina legata alla
presenza nel compost di vario materiale non biodegradabile con una
richiesta di monitoraggio per verificare la salubrità per i cittadini:
«Anche in questo caso siamo rimasti perplessi dal comportamento
dell’amministrazione comunale, che anziché disporre accertamenti sui
campioni si è limitata ad avvisare Dolomiti Ambiente e per conoscenza
gli enti preposti al controllo. Scarsa anche la trasparenza visto che
nessun dato è stato fornito su un’eventuale analisi del compost. Tra
l’altro, almeno fino al 2012 le sostanze derivanti dalla biodigestione
al Maserot non erano ancora classificate per legge come fertilizzanti,
ma come semplici rifiuti speciali non pericolosi, ciò nonostante sono da
sempre utilizzati in agricoltura».
Si arriva al 2014 con
l’investimento per un deplastificatore : «Dolomiti Ambiente annunciò che
“ora è tutto in regola”. Ci chiediamo come stessero le cose in
precedenza», aggiunge Michele Dalla Sega. «L’amministrazione in questi
anni è stata accecata dal ristoro ambientale che fino al 2012 fruttava
150 mila euro all’anno, che tra l’altro dovrebbero essere reinvestiti
nell’ambiente e per migliorare la qualità della vita dei santagiustinesi
anziché essere messi semplicemente abilancio per ripianare i debiti del
Comune. C’è poi la questione della battaglia legale costa un ricorso al
Tar e una parcella dell’avvocato Borrella di Treviso costata alla
collettività ben 27 mila euro».
L’ultima frecciata del comitato è
dedicato alla gestione dei rapporti tra il Comune e la cartiera Reno de
Medici: «L’8 giugno 2015 è stato dato il consenso al progetto per la
realizzazione di altre due nuove discariche in deroga alla legge (ora
vengono chiamate biodiscariche. Non si tiene conto dei tempi lunghissimi di
degradabilità e l’assenza di contropartite come barriere acustiche,
eliminazione della fumane, filtri. Tutte soluzioni che potrebbero
salvaguardare la salute dei cittadini».(r.c.)
Fonte: Corriere delle Alpi 24 marzo 2016
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