BELLUNO. «Chiediamo a Comuni e sindaci di confrontarsi con noi in merito alle tariffe per la Tares, onde evitare di penalizzare le attività, costrette a pagare in certi casi anche bollette per i rifiuti che raggiungono il 200-300% di aumento rispetto allo scorso anno. Questo, per esempio, sta accadendo a Cortina».
L’appello è lanciato da Confcommercio Belluno, dopo l’arrivo, in questi giorni, dei modelli F24 per il pagamento della tassa sui rifiuti. Una tassa che già dall’anno scorso le attività economiche denunciavano come iniqua e non attinente ai reali consumi degli utenti e penalizzante proprio per chi ha gli spazi maggiori, come appunto le attività commerciali e produttive, a cominciare da pizzerie, ristoranti e alberghi.
«A Belluno il passaggio di tariffa è stato abbastanza indolore, anche perché stiamo beneficiando di uno sconto del 5% per la raccolta differenziata dello scorso anno. Ma non è così da altre parti, dove alcuni commercianti si sono trovati di fronte a una spesa di 7 mila euro, rispetto ai 2.500 dello scorso anno», precisano dall’Ascom. «Il problema è che tutto viene commisurato alle superfici, ma qui sta anche l’inghippo. Si deve distinguere tra superficie produttiva e superficie produttrice di rifiuti urbani. Sulla superficie produttiva, infatti, gli imprenditori pagano già lo smaltimento dei rifiuti speciali, quindi c’è il rischio che paghino due volte la stessa cosa».
La questione è tutta legata alla trasmissione dei dati catastali. «Si deve tenere presente che non tutta la superficie di un’impresa genera rifiuto», precisa Maurizio Reolon, responsabile dell’area ambiente di Confartigianato Belluno, «e non è chiaro nemmeno se i Comuni applichino la doppia imposta per i rifiuti speciali, voce che le imprese già pagano a parte. A Santa Giustina, per esempio, il Comune calcola la Tares su tutta la superficie produttiva. Sarebbe necessario valutare bene gli spazi effettivamente produttori di rifiuti urbani, perché su questo dato che lo Stato trattiene qui 30 centesimi di euro per ogni metro quadrato».
Confcommercio a livello locale ha inviato delle lettere alle amministrazioni comunali, chiedendo di potersi confrontare sulla determinazione dei coefficienti su cui calcolare la Tares.
«I sindaci non sono obbligati ad applicare i coefficienti massimi, anche perché, visti i tempi che corrono, la gente ha sempre meno soldi. E poi sarebbe davvero un controsenso se, pur differenziando tanto, fossimo costretti a pagare molto di più».
«Si sta verificando quello che abbiamo sempre detto in questi mesi, purtroppo. E a pagare alla fine sono sempre gli stessi», aggiunge anche Andrea Dal Pont della Consulta, titolare di un’ortofrutta. «Anziché diminuire i costi della politica, qui si aumentano le tasse per pagare la politica». «Anche un aumento di 200-300 euro all’anno diventa pesante nelle condizioni economiche in cui siamo. Serve una tariffa applicata in modo omogeneo in tutta la provincia». E sul futuro: «Non voglio pensare a cosa accadrà quando sarà introdotta la Service Tax o Taser, che richiama l’espressione dialettale “pagar e taser”. Che abbiano pensato a questo quando hanno deciso il nome a Roma?».
(Fonte: Corriere delle Alpi)
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