Che tipo di inquinamento produce il ciclo produttivo cartario?


L’inquinamento ambientale, derivante dalla stretta subordinazione dal ciclo produttivo di un'impresa cartaria, cioè l’interazione dei diversi fattori produttivi (lavoro, capitale, risorse naturali) per ottenere il prodotto finito desiderato da immettere sul mercato, può essere così riassunto:
  • Smaltimento dei rifiuti solidi;
  • Tutela delle acque dall’inquinamento;
  • Inquinamento da rumori industriali.
SMALTIMENTO DEI RIFIUTI SOLIDI

La definizione generale di rifiuto elaborata dalla CEE è la seguente: “sono definiti rifiuti le cose di cui il detentore si disfi o abbia l’obbligo di disfarsi a norma della legislazione vigente”.
Lo smaltimento dei rifiuti risulta in pratica l’ultimo atto di tutti gli interventi effettuati in difesa dell’ambiente che ci circonda e di conseguenza non deve creare ulteriori pericoli d’inquinamento. Il problema quindi che ne deriva non è solo di smaltire dei rifiuti, ma anche di renderli definitivamente inerti rispetto all’ambiente.
La gestione dei rifiuti è tutta basata sulla loro classificazione in varie categoriche configurano cicli differenti di raccolta, di smaltimento, oppure di riutilizzo.
Lo smaltimento dei rifiuti è attività di pubblico interesse, che deve evitare ogni pericolo ed inconveniente per i cittadini, per l’ambiente, per il paesaggio, per la flora e la fauna. Per questo occorre favorire sistemi capaci di limitare la produzione di rifiuti, nonché tecniche tendenti al loro riciclo e riutilizzo o al recupero da essi di materiali ed energia. La classificazione dei rifiuti viene effettuata secondo il diverso grado di nocività, classificati in specifico in rifiuti urbani, speciali (industrie, ospedali, demolizioni, depurazioni ecc), tossici e nocivi, inerti.
Lo smaltimento dei rifiuti, viene regolato nel seguente modo: chi scarica o abbandona rifiuti in acque o in aree pubbliche o private soggette ad uso pubblico, è passabile di pene pecuniarie o detentive se si tratta di rifiuti tossici. I rifiuti possono essere smaltiti solo in discariche autorizzate dalla Regione.
I produttori di rifiuti speciali e tossici nocivi hanno l’obbligo dello smaltimento a proprie spese, direttamente per mezzo d'imprese autorizzate pubbliche e o private. Le imprese specializzate sono sottoposte a numerosi obblighi e devono essere autorizzate dalla Regione.
In pratica un rifiuto solido industriale può essere sottoposto a uno dei seguenti metodi d'eliminazione:
  •    Discarica in terreno autorizzato;
  •    Processo di inertizzazione;
  •    Uso agronomico come fertilizzante;
  •    Processo di incenerimento
Impiego in particolari processi industriali quali la produzione di cemento o di mattoni.
Le possibilità di smaltimento, sono varie, ma in pratica la strada più seguita soprattutto per motivi economici, è quella della discarica, anche per i rifiuti di un certo potere calorifico, ma di difficile combustione. Infatti, l’incenerimento costa attualmente circa sei volte di più dello smaltimento in cava autorizzata, la cui reperibilità diventa però sempre più problematica.
I rifiuti prodotti in un ciclo produttivo possono ricadere in una delle seguenti classi: urbani, speciali, inerti. A loro volta gli speciali si dividono in: assimilabili agli urbani; tossici nocivi.
> I rifiuti urbani vano obbligatoriamente, consegnati al servizio pubblico di raccolta e smaltimento, con relativa tassazione. Gli altri tipi devono essere smaltiti dal produttore tramite contratti con il servizio pubblico o con ditte specializzate ed autorizzate dalla Regione.
> I rifiuti speciali devono essere analizzati, in genere da chi li deve ritirare, per decidere se possono essere assimilati ai rifiuti urbani, oppure se sono della categoria tossici e nocivi.
In quest’ultimo caso il produttore è tenuto alle seguenti procedure:
  - Tenere un registro di carico e scarico;
  - Adeguarsi alle norme tecniche di stoccaggio;
  - Compilare il formulario di identificazione per il trasporto
  - Attenersi alle norme e procedure previste per la detenzione e il trasporto di merci pericolose, sei rifiuti cadono anche in questa categoria
I rifiuti solidi di cartiera provengono soprattutto dallo spappolatore e sono particolarmente  abbondanti nelle fabbriche che usano solo macero, o altre percentuali di esso, nell’impasto.
Il residuo di lavorazione del macero ammonta al 6-8% della quantità immessa in lavorazione.

TUTELA DELLE ACQUE
Lo smaltimento delle acque reflue di un ciclo produttivo può essere causa di un certo numero di danni cosi riassumibili:
Alterazione delle caratteristiche fisiche, chimiche, biologiche, dei corpi idrici riceventi, con danni a fauna, flora  ittica e all’agricoltura;
 • Erosione e degradazione delle reti di fognatura pubblica;
 • Degrado dei terreni di discarica superficiale con rischi notevoli d’infiltrazione nelle falde d’approvvigionamento idrico;
I parametri fisico-chimici che influenzano l’ecosistema sono, la differenza di temperatura tra la sezione a monte di uno scarico che non deve per legge essere superiore ai 3°centigradi, valore già elevato per un organismo vivente, pensiamo, infatti, per confronto a noi stessi con 40° di temperatura
Poi sorgono problemi organolettici, cioè oltre all’odore è molto critico il colore, spesso legato a problemi di torbidità. Caso classico l’aspetto lattiginoso che sospensioni assai diluite di biossido di titanio impartiscono ai corpi idrici riceventi; Inoltre vi sono sostanze inorganiche riducenti, che sottraggono l’ossigeno sciolto nell’acqua; quanto più ossigeno l’acqua contiene tanto più essa è pura.

Le sostanze riducenti vengono individuate tramite una titolazione delle acque reflue, che ci indica quanto ossigeno verrà sottratto dai composti ossidabili, indicata come “richiesta chimica d’ossigeno”.
La sottrazione di ossigeno avviene attraverso la parte di carico organico delle acque così dette reflue, questo processo non è rapido e richiede anzi un lungo periodo per completarsi. La ricerca di questi sostanze viene eseguita una prova che richiede sette giorni di trattamento in condizioni standard e prende il nome di “richiesta biochimica d’ossigeno”.

Le acque di cartiera possono contenere una certa quantità di fibre e fibrille di cellulosa, che non consumano immediatamente ossigeno, ma renderanno meno pure le acque, dopo un cero tempo.
Inoltre vi sono le sostanze chimiche di natura tossica non accumulabili negli ecosistemi acquatici: come l’alluminio, il bario, il cromo trivellante e altri metalli.
Inoltre i tensioattivi, i solventi organici, gli oli minerali, i fosfati e altri prodotti.
I procedimenti di depurazione delle acque di scarico, possono essere più o meno complicati e onerosi in dipendenza del grado di inquinamento, ed anche della necessità di dover riciclare parte o tutta l’acqua trattata.

La depurazione delle acque reflue avviene in diversi stadi:
PRETRATTAMENTO: ha il compito di eliminare dal refluo i componenti grossolani, relativamente facili da separare, quali i sassi, i pezzi di legno, di plastica, di metallo, cioè i solidi in genere.Questo procedimento viene effettuato all’ingresso dell’impianto di depurazione, e consiste in una semplice operazione di grigliatura o stacciatura, il livello di separazione, dipende dal sistema di pulizia della griglia, che può essere manuale o meccanico. 
DISSABBIATURA: la sabbia deve essere separata perché rappresenta un pericolo d’intasamento, e di usura per tutte le parti dell’impianto, soprattutto quelle mobili, quali valvole, pompe, ingranaggi.
SEDIMENTAZIONE: Si ottiene attraverso un procedimento fisico, la separazione dei solidi sospesi per effetto gravitazionale. La velocità di caduta delle particelle dipende dalla viscosità del liquido. Oltre che dalla forma e dalla dimensione delle particelle stesse. Il procedimento di sedimentazione, viene denominato primario quando ha lo scopo di eliminare i solidi sedimentabili presenti; secondario o finale quando rimuove i fanghi formatisi nei trattamenti nei trattamenti chimici o biologici. I sedimentatori sono vasche dimensionate in modo da ridurre a bassi valori la turbolenza e garantire al flusso d’acqua in essa convogliata un tempo minimo di permanenza, sufficiente a permettere la deposizione dei solidi sospesi. 
La sedimentazione avviene generalmente in due tempi:

I.Prima fase o flocculazione, provocata dall’aggiunta di minime quantità di sostanze chimiche, che inserendosi nel gioco delle cariche elettrostatiche, provocano l’agglomerarsi delle particelle in fiocchi
II.Seconda fase o decantazione, dove i solidi sospesi tendono a separarsi dalla fase liquida e raccogliersi come fango sul fondo del sedimentatore.

La decantazione inizia, quando i fiocchi hanno raggiunto una determinata grossezza e per il loro peso cominciano a scendere verso il fondo. 
Le sostanze chimiche, che provocano la flocculazione possono essere naturali, come l’allume o il cloruro di ferro, oppure sintetiche, tipo le acrillamidi cationiche o anioniche. Molto efficace è l’impiego sinergico di allume più che acrillamide. Le vasche di sedimentazione possono essere a pianta rettangolare, ma molto più diffuse sono quelle a pianta circolare, cove il refluo viene immesso al centro della vasca e sfiora chiarificato lungo l’anello perimetrale esterno. Il fango sedimentato viene raccolto sul fondo da raschie rotative che lo convogliano in una tramoggia, da dove è pompato all’impianto di addensamento. In questo procedimento finale, il fango deve essere portato, con centrifughe o macchine addensatici, ad una densità conveniente per il trasporto ai luoghi di smaltimento.
L’acqua chiarificata, può essere immessa in corso d’acqua superficiale solo se rientra nei limiti specificati dalla legge.
Almeno parzialmente può essere riciclata come acqua di processo. L’evoluzione dei sedimentatori non ha avuto negli ultimi decenni particolari progressi, tanto che le portate sono ancora basse: 20 litri/m2/min, con tempi di flocculazione da 60 a 200 minuti.
Il solo processo di sedimentazione, non è però quasi mai sufficiente a rendere l’acqua di qualità accettabile.
Occorre allora sottoporre il refluo chiarificato ad un successivo stadio di trattamento biologico, che consiste nell’aerazione della massa del liquido in presenza di colonie batteriche aerobiche.
I batteri utilizzano il materiale organico sciolto nell’acqua come nutrimento, con formazione di un fango organico costituito dalle cellule batteriche.
L’acqua reflua di cartiera scaricata dai reattori anaerobici ha talvolta un colore bruno scuro, che rendono più complesso raggiungere il livello di colore prescritto dalla legge.
Il fango biologico non può, per legge, essere mescolato a quello primario, perché deve essere reso inerte, trattandolo con calce, prima della discarica.
Attualmente, l’obbligo d’installare contatori di portata sull’acqua d’alimentazione e di depurare i reflui prodotti, con relative tassazioni, rischi pecuniari e penali, hanno indotto al seguente conseguenza: più acqua viene alimentata, più aumenterà a valle l’investimento necessario per gli impianti di depurazione, spesa strettamente proporzionale ai volumi da trattare; cresceranno di conseguenza i loro costi d’esercizio e i relativi consumi di energia; aumenterà inoltre la quantità di materia prima pregiata che, convogliata dall’acqua tende a sfuggire dal sistema.

INQUINAMENTO DA RUMORI INDUSTRIALI

Un‘altro fattore di grave degrado dell’ambiente, è l’inquinamento da rumore che è peculiare di tutti i paesi industrializzati. La Comunità Economica Europea (CEE) fin dal 1986 ha fissato con proprie direttive i limiti di rumorosità ambientale, ivi compresi gli ambienti di lavoro (CEE 188/86), invitando gli stati membri ad emanare in modo conforme le relative leggi in materia.

In Italia il problema è stato però per lungo tempo trascurato; ancora oggi manca un dispositivo di legge organico per la lotta al rumore ambientale e solo di recente è stata annunciata la prossima emanazione di un decreto in materia (Legge ordinaria del Parlamento n°447 del 26/10/1995 "Legge quadro sull'inquinamento acustico" e Legge Regionale 10 maggio 1999, n 21).

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