BELLUNO. La stangata del 30% della tariffa dell'acqua è realtà. Ieri l'assemblea dell'Ato ha deciso che l'unica soluzione possibile per salvare Gsp fosse quella di far pagare i cittadini: 30% significa 20 euro in più a persona, all'anno, dal 1° gennaio 2013 un metro cubo d'acqua costerà 1,67 euro, il top nel 2017 .
Qualcuno si è stracciato le vesti, sottolineando che il momento è difficile a causa dei numerosi aumenti che stanno colpendo i cittadini e che «non piace a nessuno aumentare i costi» (Giovanni Piccoli, sindaco di Sedico), ma alla fine gli unici a non aver votato la stangata sono stati: Andrea Franceschi (Cortina), Maria Antonia Ciotti (Pieve di Cadore), i rappresentanti di Auronzo e Forno di Zoldo (contrari), mentre si sono astenuti il sindaco di Mel Stefano Cesa e quello di Tambre Oscar Facchin.
Erano in 51 in sala, e 45 hanno detto sì all'aumento. Sì perchè «Non ci sono altre soluzioni», ha spiegato il primo cittadino di Alleghe Gloria Pianezze. «Non potrebbero pagare i Comuni, e null'altro è stato proposto». Appunto.
In mesi di lavoro nulla è stato messo sul tavolo, a parte l'aumento della tariffa. I cittadini dovranno pagare per errori che non hanno commesso loro, ma chi non ha mai verificato se qualcosa non andava, o se lo sapeva non ha avuto il coraggio di dirlo o di attivarsi per risolvere prima la situazione.
L'aumento, «è necessario, perché serve per ridurre l'esposizione finanziaria con le banche e affinché Gsp possa riavere liquidità», ha spiegato Ennio Vigne (S. Giustina).
In pratica i cittadini pagheranno 20 euro in più a testa (neonati compresi), a partire dal prossimo anno, per tranquillizzare le banche e far sì che riaprano i cordoni della borsa a favore della società. L'aumento del 5%, deliberato a luglio dell'anno scorso e che rimarrà, progressivo, «non è più sufficiente, perchè dall'estate scorsa è cambiato il mondo, le banche hanno messo dei paletti e l'unico modo per raggiungere l'equilibrio finanziario è l'aumento della tariffa», ha aggiunto Mario Manfreda (Lozzo). «Il fallimento di Gsp sarebbe drammatico. Un nuovo gestore aumenterebbe in ogni caso la tariffa».
Aumento legittimo. Vista la richiesta di Gsp di rimodulare la tariffa incrementandola per un terzo, il comitato istituzionale dell'Ato aveva richiesto un parere legale, secondo il quale non ci sarebbero problemi di illegittimità, come sostengono il Comitato Acqua Bene Comune, ma anche il sindaco di Cortina Franceschi. «In una situazione di questo genere l'Ato deve garantire il riequilibrio economico finanziario della società», ha spiegato il direttore Massimiliano Campanelli. Le tariffe, dunque, si possono alzare, e dal 1° gennaio 2013 un metro cubo d'acqua costerà 1,67 euro.
La cifra toccherà l'apice nel 2017, quando arriverà a 2,036 euro a metro cubo, per poi stabilizzarsi sull'1,97 nel 2033. Con questo aumento Gsp recupererà il famoso “credito” sulla tariffa entro il 2020, come hanno richiesto le banche, quattro anni prima di quello che era sembrato possibile con l'aumento del 5% progressivo, deliberato nel luglio scorso.
Di chi è la colpa?
A sentire i sindaci, è inutile andare a ricercare un colpevole. «Le responsabilità ci sono, ma noi non siamo la Procura, né la Corte dei Conti. Noi oggi dobbiamo decidere cosa fare della nostra società», ha detto Gloria Pianezze. Numerosi i tentativi di smarcarsi dalle responsabilità, da parte dei presenti: «Qualcosa ci è stato taciuto, o spiegato male, in passato», ha detto Rinaldo De Rocco (Canale d'Agordo). «Non mi sta bene che si continui a dire che i sindaci hanno sbagliato. Io, e non sono il solo, tante cose non le capivo». Viene da chiedersi su che basi venissero votate le delibere, se c'era tanta incertezza sui loro contenuti.
L'aumento non basterà. «Bisogna cercare risorse fuori dai nostri confini». Lo ha detto Giovanni Piccoli, ricordando che il Consorzio Bim non può coprire da solo il “buco” di Gsp, come chiesto nuovamente ieri. A tal proposito, nella legge che disciplina il servizio idrico integrato, discussa in Regione, Dario Bond ha fatto inserire un emendamento, nel quale si dice che la Regione interviene a sostegno delle aree con scarsa densità abitativa e elevati costi di investimento e servizio (praticamente la fotografia del Bellunese), «con particolare attenzione per le aree dell'ambito Ato Alto Veneto», per favorire, con finanziamenti dedicati, interventi sulle infrastrutture. «In tempi brevi convochiamo un tavolo con parlamentari, consiglieri regionali, rappresentanti delle associazioni, per cercare risorse straordinarie. Bisogna fare squadra», ha aggiunto Roberto Padrin (Longarone). Si può anche pensare di attingere da alcuni fondi al momento bloccati, ha suggerito Da Re, come quelli per il Sud. «La Regione sta interloquendo con il Governo per questi soldi», ha detto.
Fonte: Corriere delle Alpi
A parte la significativa esperienza del “consiglio comunale aperto” indetto dal Comune di Ponte nelle Alpi, ad oggi, i Sindaci bellunesi non hanno attivato nessun meccanismo partecipativo e di confronto con le popolazioni che rappresentano, nonostante le gravi responsabilità dirette ed indirette che le amministrazioni hanno avuto in questi anni su questi temi.
RispondiEliminahttp://www.acquabenecomunebelluno.it
Procediamo con il Sequestro dei beni ai politici!
RispondiEliminaIn dodici anni ci siamo indebitati di circa 1.000 miliardi di euro. Che fine hanno fatto? Chi li ha spesi e con quali risultati? Queste sono le domande alle quali devono dare una risposta i politici prima di togliere il disturbo. L'Italia dovrà pagare per almeno un decennio interessi mostruosi sul debito pubblico accumulato, a botte di 100 miliardi all'anno I responsabili devono partecipare più e meglio di ogni altro cittadino.